L’uso dei tutori nella sindrome del dolore femoro-rotuleo: Esistono davvero prove di efficacia?

Terzo articolo della speciale rubrica dedicata alle Evidenze Scientifiche nello Sport a cura del dott. Antonello Viceconti

L’uso dei tutori nella sindrome del dolore femoro-rotuleo: Esistono davvero prove di efficacia?

La sindrome del dolore femoro-rotuleo è una condizione clinica muscoloscheletrica molto frequente soprattutto nel campo delle attività sportive, anche se viene spesso riscontrata in giovani non sportivi.
Interessa il 25% circa degli atleti e rappresenta il 30% di tutte le visite medico-sportive; ne sono maggiormente affette le giovani ragazze e solitamente si presenta ad entrambe le ginocchia, anche se un lato può essere più sintomatico dell’altro. In generale, comunque, riguarda una fascia di età molto ampia e spesso inizia già durante l’età adolescenziale.

Sintomi

Il paziente con sindrome del dolore femoro-rotuleo lamenta solitamente dolore al ginocchio localizzato nella parte anteriore e retropatellare, cioè posteriormente alla rotula.
Il dolore può persistere a lungo: una percentuale variabile tra il 71% e il 91% dei pazienti riferisce un dolore cronico che persiste anche dopo 20 anni dalla diagnosi iniziale. Questa condizione clinica può inoltre aumentare il rischio di sviluppare l’artrosi a livello della stessa articolazione femoro-rotulea.

Cause

Tra le attività funzionali più provocative troviamo tutte quelle che producono un aumento di carico sull’articolazione femoro-rotulea, come ad esempio la corsa, i movimenti di squat, e il salto, tanto che questa problematica è stata ribattezzata “il ginocchio del saltatore”.
Tuttavia anche la semplice salita e discesa delle scale può risultare dolorosa, con una conseguente riduzione della capacità fisica e lavorativa generale.
La causa del problema non è ancora chiara e probabilmente si tratta di un disturbo multifattoriale. Tra i vari fattori causali, va citata, anche nei runner, sicuramente la debolezza dei muscoli anteriori della coscia e dell’anca, i quali contribuiscono ad un corretto controllo motorio del’asse femore-tibia nello spazio: anomalie a questo livello possono aumentare le forze di taglio a livello della rotula con un conseguente sovraccarico articolare. Anche la rigidità dei tessuti molli, le anomalie strutturali dell’arto inferiore e le disfunzioni del movimento possono avere un ruolo causale.

Approcci terapeutici

Sono vari gli approcci terapeutici conservativi proposti in letteratura: la terapia manuale, l’esercizio terapeutico, l’applicazione di taping, i plantari e i tutori.
Ci soffermeremo su questi ultimi in quanto vengono spesso suggeriti, in particolare con lo scopo di ridurre il dolore lamentato a livello del ginocchio, e possono essere utilizzati da soli o in aggiunta ad altri tipi di trattamenti come gli esercizi o l’uso di anti-infiammatori non steroidei (FANS).
In realtà i tutori rientrano nella più ampia categoria delle ortesi, tra cui si possono menzionare anche i bendaggi, le fasce elastiche e le ginocchiere. Le evidenze scientifiche a riguardo, quindi, si possono estendere anche questo genere di tecniche comunemente indicate con il termine “fasciature”.

Evidenze scientifiche

La revisione sistematica della letteratura Cochrane* di Smith e colleghi (2015) ha analizzato 5 studi clinici (per un totale di 368 pazienti esaminati) in cui sono state utilizzate le ortesi (tra cui i tutori) per il trattamento del dolore femoro-rotuleo.
Il confronto dei risultati ha riguardato l’esercizio terapeutico svolto e l’utilizzo di varie tipologie di ortesi.
Tutti e 5 gli studi, va evidenziato, sono stati giudicati ad elevata probabilità di errore nella qualità metodologica con cui sono stati condotti, ma hanno prodotto dei risultati concordi.
Gli autori della revisione hanno infatti concluso che sono necessari studi clinici di elevata qualità per dimostrare l’effetto dei tutori che comunemente si trovano sul mercato e che vengono spesso prescritti nel trattamento della sindrome del dolore femoro-rotuleo e che senza tali riscontri l’impiego delle ortesi non può ritenersi scientificamente efficace.

* Le Revisioni Sistematiche della Cochrane Collaboration analizzano gli studi scientifici primari pubblicati in letteratura nell’ambito delle cure e delle politiche sanitarie. Sono riconosciute a livello internazionale come il più elevato standard scientifico nell’ambito della medicina basata sulle prove di efficacia. Nelle Revisioni Cochrane vengono studiati gli effetti degli interventi studiati in letteratura nell’ambito della prevenzione, del trattamento e della riabilitazione. Valutano inoltre l’accuratezza dei test diagnostici. Tutte le revisioni Cochrane vengono aggiornate costantemente per garantire l’attualità e l’affidabilità delle evidenze scientifiche e sono pubblicate nella Cochrane Library che è accessibile anche via internet (cochrane.org).

Una corretta informazione scientifica aiuta i clinici ma soprattutto i pazienti nel prendere decisioni consapevoli e sicure in ambito sanitario; lo scopo di questa serie di commenti agli articoli della Cochrane UK è proprio quello di informare i pazienti e in particolare gli sportivi: per dirla con la frase d’esordio dell’articolo pubblicato sul sito dell’ente britannico: “per tutti coloro che ambiscono al podio o anche solo al parco giochi” !

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