Ghiaccio e crioterapia: largamente utilizzati, ma sono realmente efficaci?

Prima puntata della speciale rubrica dedicata alle Evidenze Scientifiche nello Sport a cura del dott. Viceconti

Ghiaccio e crioterapia: largamente utilizzati, ma sono realmente efficaci?

L’utilizzo della crioterapia, ovvero di sistemi refrigerati, surrogati dei più antichi cubetti di ghiaccio, sembra essere un rimedio in forte crescita soprattutto nell’ambito del benessere, dello sport e dello spettacolo.
In rete è stato notato un enorme aumento di interesse per questa pratica nel 2015, con la maggior popolarità registrata in Irlanda, seguita dagli Stati Uniti e dal Regno Unito.
Negli ultimi anni questa pratica è stata fortemente promossa con la promessa di lenire i muscoli affaticati dopo gli allenamenti intensi, gli effetti dell’età e molto altro ancora. Alla squadra di rugby gallese, secondo quanto riportato da un articolo della BBC, sostengono addirittura che la crioterapia abbia giocato un ruolo importante nella corsa al successo per le semifinali della Coppa del Mondo del 2011.
Diversi sono gli esempi di star dello spettacolo e dello sport che hanno fatto ricorso a questo rimedio: dal “selfie agghiacciante” a -196°C di Leonardo Bonucci della Juventus nel 2014 prima della gara di Champions League contro il Lione, a Demi Moore e Cristiano Ronaldo (che si è fatto installare una “criosauna” da 50.000 dollari direttamente a casa), passando per le foto postate sui social da Lindsay Lohan e dallo “007” Daniel Craig che ne avrebbe usufruito per farsi trovare in forma nel film di successo Skyfall.
Anche Madonna, Janifer Aniston, Yoko Ono e Jessica Alba sarebbero delle “fan” del ghiaccio. A Manhattan l’utilizzo tra le star del cinema sarebbe diventato una vera e propria moda secondo il New York Post e le SPA ne avrebbero fatto un vero e proprio business.
La squadra di basket dei New York Knicks ne ha installate due al Madison Square Garden e hanno trovato il favore anche di star dell’NBA come LeBron James e Shaquille O’Neal.
In Italia invece ne sono degli utilizzatori la Juventus, la Roma e le Nazionali Italiane di calcio e rugby; nel mondo dell’atletica ne fa uso anche la maratoneta campione del mondo Paula Radcliffe.

Si chiama crioterapia, o criosauna: si tratta di grandi cilindri di acciaio che vengono refrigerati con azoto liquido, all’interno dei quali si è immersi fino all’altezza del torace. Le temperature variano tra i -150°C e i -200°C per una durata di alcuni minuti.
Sono molti i benefici promessi da chi produce e vende questi sistemi: favorirebbe la guarigione dai dolori cronici, combatterebbe l’osteoporosi, l’asma e il calo del desiderio sessuale. Addirittura viene promessa anche l’attivazione di processi metabolici in grado di innescare un repentino calo di peso.
In realtà nello sport italiano, soprattutto nel mondo del calcio, era un sistema già di moda negli anni ’70 quando, racconta Piero Volpi, responsabile medico dell’Inter, venivano preparate due vasche, una d’acqua fredda e una d’acqua calda, in cui si facevano immergere i calciatori per pochi minuti al fine di smaltire l’acido lattico e la fatica.
Ci sono diversi meccanismi per cui, esporre il corpo al freddo estremo, potrebbe aiutare ad alleviare la sensazione di dolore e affaticamento muscolare, tra cui la riduzione del metabolismo muscolare, l’attivazione della microcircolazione cutanea, la sensibilità dei recettori, la velocità di conduzione nervosa e la riduzione della sensazione di indolenzimento muscolare che insorge tardivamente dopo lo sforzo fisico.
Ma questi rimedi funzionano davvero?

Facciamo il punto della situazione: i revisori della Cochrane (Bone, Joint and Muscle Trauma Group) hanno messo insieme le migliori evidenze scientifiche disponibili in merito alla crioterapia, riguardo il suo ruolo nel prevenire o curare il dolore muscolare dopo l’esercizio, con lo scopo di capire se esistano o meno ragioni scientificamente valide che giustifichino il fatto di spendere molti soldi per “sentire così tanto freddo”. Ma anche per capire se possano esserci degli effetti collaterali.
Il team della Cochrane Collaboration ha trovato solo quattro piccoli studi randomizzati controllati (la tipologia di studio scientifico adatta per verificare l’efficacia di un trattamento terapeutico) adatti a valutare la problematica.
I dati riguardavano in totale 64 giovani adulti, fisicamente attivi e per lo più uomini. Tutti gli studi confrontavano la crioterapia “total body” rispetto al riposo oppure al non sottoporsi ad alcun trattamento. Un solo studio, invece, confrontava la crioterapia anche con terapia a infrarossi.
I risultati?

Esistono evidenze scientifiche scarse al riguardo, affermano gli autori della revisione sistematica della letteratura perché tutti gli studi analizzati hanno caratteristiche intrinseche di bassa qualità che potrebbero rendere i risultati dichiarati non affidabili.
Non è chiaro se la crioterapia abbia un effetto benefico o meno sul dolore muscolare o se invece non faccia alcuna differenza rispetto al semplice riposo.
C’era solo una debole evidenza scientifica che la crioterapia migliorasse la sensazione di benessere 24 ore dopo il trattamento e, la cosa più allarmante, nessuno degli studi analizzati ha riportato dati di sicurezza in merito agli effetti collaterali di questa pratica: vorrà dire che non causano nessun effetto collaterale? Anche se fosse così andrebbe comunque riportato questo dato nello studio scientifico. O piuttosto si tratta di omissione? Non lo sapremo, ma di certo, dal punto di vista etico e metodologico, non aver riportato queste informazioni non è di sicuro un punto a favore dei citati studi.

Il lettore potrebbe a questo punto essere confuso e chiedersi se la crioterapia è efficace e sicura o meno.
“Siamo ancora nel buio!” secondo i ricercatori britannici che hanno portato avanti gli studi e che concludono scrivendo che “non vi è alcuna prova che la crioterapia sia efficace e sicura per il dolore muscolare dopo l’esercizio fisico. Non ci sono inoltre evidenze nelle donne e negli atleti di alto livello. La mancanza di prove in merito agli eventi avversi è un importante fattore da considerare dato che l’esposizione a temperature così estreme può essere potenzialmente un azzardo”.
E la Food and Drug Administration, l’agenzia statunitense che vigila su farmaci, terapie e salute, conferma, non riconoscendo alcun beneficio a questa pratica, soprattutto per quanto riguarda i promessi effetti dimagranti e ringiovanenti. Non c’è inoltre alcuna evidenza scientifica della loro efficacia contro l’asma o il calo del desiderio sessuale e non ha effetti chiari sul metabolismo e la perdita di peso, oltre a non curare i cali dell’umore e la depressione.

Non ci sono quindi sufficienti evidenze scientifiche a supporto di questa pratica, ma nonostante questo i centri per la crioterapia stanno nascendo come funghi in alcune nazioni come gli Stati Uniti e anche in Italia stanno aprendo i primi centri per la criosauna.
E va detto che non è nemmeno così fondato anche l’assunto teorico proposto dalla Gazzetta dello Sport che, dopo aver frettolosamente ed erroneamente affermato: “la ricerca medica l’ha resa una terapia curativa sicura ed efficace” propone: “se così non fosse, non sarebbe largamente utilizzata sia dai professionisti di tutti gli sport, individuali e di squadra, sia dagli amatori”.
A quanto pare, invece, la realtà dei fatti non dimostra questo e non è garanzia di sicurezza ed efficacia terapeutica il solo fatto di veder applicate queste pratiche agli sportivi d’elite.

Rimane da capire perché sembra essere così tanto ricercata. E perché un atleta dovrebbe sottoporsi a questo trattamento senza precise garanzie.
Qualcuno l’ha chiesto a un portavoce della Welsh Rugby Union, il quale ha dichiarato alla BBC che erano a conoscenza del fatto che non vi fossero evidenze scientifiche sulla crioterapia, ma che il club “Pensa che funzioni e questo è il motivo per cui la usiamo”.
Basta davvero solo credere che qualcosa funzioni (un’opinione quindi) per far si che ci si possa sottoporre a pratiche di dubbia efficacia e soprattutto di dubbia sicurezza? Evidentemente no! Non dovrebbe essere così e forse i risultati dei ricercatori andrebbero consultati più di frequente.
Per dirla con le parole della Cochrane Collaboration “pensare” che qualcosa funzioni potrebbe anche portare a dei vantaggi, ma nessuna quantità di fede può proteggerci contro i danni potenziali dell’esporre il proprio corpo a temperature così estreme…in assenza di risposte dalla ricerca, dovrebbero “ri-pensarci”.

A dire il vero non è andata meglio nemmeno al metodo antesignano della crioterapia, ovvero l’antica borsa del ghiaccio: secondo ben 3 revisioni sistematiche Cochrane, è emerso che l’applicazione del freddo ha evidenze scientifiche soltanto di qualità “moderata”, nel miglioramento del movimento, della forza e soprattutto del dolore in persone che soffrono di artrosi al ginocchio, mentre ha qualche effetto nella riduzione del gonfiore, seppur gli studi non siano di qualità elevata.
Evidenze molto limitate anche riguardo l’efficacia nel mal di schiena e nel ridurre il dolore post-operatorio dopo interventi di protesi di ginocchio: i potenziali benefici del ghiaccio applicato sono troppo ridotti per giustificarne l’utilizzo anche se, a differenza della criosauna, in questo caso non sono riportati effetti collaterali significativi.
Chi fa uso di questo tipo di rimedio, dunque, può stare tranquillo trattandosi di un rimedio piuttosto sicuro, sebbene parzialmente efficace.

Concludo sostenendo che una corretta informazione scientifica aiuta i clinici ma soprattutto i pazienti nel prendere decisioni consapevoli e sicure in ambito sanitario; lo scopo di questa serie di commenti agli articoli della Cochrane UK è proprio quello di informare i pazienti e in particolare gli sportivi: per dirla con la frase d’esordio dell’articolo pubblicato sul sito dell’ente britannico: “per tutti coloro che ambiscono al podio o anche solo al parco giochi”!.

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[5] http://gossipblitz.com/2016/03/19/lindsay-lohan-daniel-craig-tutti-vip-pazzi-la-crioterapia/
[6] http://www.play4movie.com/bellezzasalute/il-segreto-di-daniel-craig-per-un-fisico-da-james-bond-142/
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[9] http://www.focus.it/scienza/salute/crioterapia-criosauna
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[11] Costello JT. et al. Cochrane Database Syst Rev. 2015 Sep 18;(9):CD010789
[12] http://www.focus.it/scienza/salute/crioterapia-criosauna
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La Cochrane Collaboration è il più autorevole network scientifico internazionale di disseminazione delle informazioni scientifiche ed è un’istituzione indipendente e no-profit ispirata agli insegnamenti del padre della Medicina basata sulle Prove di Efficacia (l’epidemiologo scozzese Archibald Cochrane).
La mission della Cochrane Collaboration è quella di sintetizzare i risultati degli studi scientifici pubblicati, al fine di favorire un’informazione accessibile, libera da sponsorizzazioni commerciali e conflitti di interesse in ambito sanitario, con l’obiettivo ulteriore di agevolare la scelta delle decisioni cliniche da parte dei sanitari e la scelta consapevole da parte dei pazienti riguardo i trattamenti proposti.

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