Carezze fatate: la maglia rosa non si affida alle prove scientifiche

Fare certe dichiarazioni è anti-scientifico, divulgarle è pericoloso

Carezze fatate: la maglia rosa non si affida alle prove scientifiche

Ancora una volta la Gazzetta dello Sport scrive sulle sue colonne a proposito della salute degli atleti, nello specifico delle cure a cui si sottopongono. Questa volta è il turno del ciclismo, nel momento dell’anno di massima popolarità dello sport a due ruote, vale a dire dopo una settimana dal via del Giro d’Italia.
Proprio nei momenti di massimo interesse di uno sport popolare come il ciclismo si dovrebbe prestare particolare attenzione alle informazioni divulgate, in virtù dell’effetto di amplificazione che ogni notizia può avere su ogni target di età.
A seguito della pubblicazione dell’articolo su Vincenzo Nibali (consultabile anche online al seguente link), sento il dovere etico e professionale di fare alcune riflessioni e soprattutto porre l’attenzione verso gli effetti che articoli del genere possono produrre sui pazienti.
Sin dal sottotitolo si parla di posizione “fuori asse” del bacino e delle presunte problematiche che ne deriverebbero. La letteratura scientifica ha smentito la credenza secondo la quale il mal di schiena sia causato da qualcosa “fuori posto” o dalla colonna vertebrale “disallineata”, tantomeno da un bacino “asimmetrico” o da una differenza di lunghezza degli arti inferiori (rif. 1, 2, 3).
Si tratta quindi di supposizioni false, basate su vecchie credenze e superate dalla ricerca scientifica.
Più avanti nell’articolo si legge, a proposito della metodologia di valutazione funzionale messa in atto, che “la spina vertebrale sia allineata”. Anche in questo caso si tratta di affermazioni prive di alcun fondamento scientifico in quanto, da articoli pubblicati perfino dagli stessi osteopati, emerge una scarsa abilità diagnostica delle procedure per identificare i punti di repere anatomici attraverso l’uso delle mani ( rif. 4, 5, 6, 7, 8) e, più nello specifico, del metodo utilizzato per identificare le asimmetrie del bacino (rif. 9, 10).
In sostanza se un esaminatore “A” sostenesse che il bacino di una persona sia ruotato a destra (ammesso e non concesso che da solo questo fattore possa essere causa o predisposizione per una determinata condizione clinica patologica), un esaminatore “B” potrebbe sostenere esattamente l’opposto. Inoltre lo stesso esaminatore A potrebbe ottenere due risultati differenti se misurasse la rotazione del bacino della stessa persona a distanza di alcuni giorni (in assenza di chiari fattori che possano essere intervenuti su questo parametro).
Sostanzialmente, se lanciassimo una monetina in aria e scommettessimo sull’esito della rotazione del bacino, avremmo più o meno le stesse probabilità di “indovinare” il risultato rispetto a quelle dell’esaminatore citato come esempio.
Chiarire questo aspetto circa le “rotazioni del bacino” sarebbe già ampiamente sufficiente per dire che si sta parlando di un “non problema” nella maggior parte dei casi (fatto salvo per deformità ed asimmetrie vertebrali evidenti di cui mi auguro non siano affetti i ciclisti in cura da questo osteopata e nello specifico l’atleta italiano a cui si fa riferimento nell’articolo).
Proseguendo nell’articolo si cita la “*craniosacrale*”… ma di cosa si tratta realmente? Nell’articolo viene testualmente riportata la definizione di “trattamento in cui si mette in relazione l’osso occipitale con il sacro e si riesce ad attivare e favorire i meccanismi di rigenerazione lavorando su una componente del sistema neurovegetativo che è quella parasimpatica”.
In effetti è una tecnica mente-corpo che prevede l’uso di un tocco manuale “gentile” per il rilascio di restrizioni della fascia anatomica tra il cranio e l’osso sacro (rif. 11) con effetti benefici anche sul sistema neurovegetativo ed endocrino: sostanzialmente una specie di “carezza”. Questo confronto non va inteso in senso dispregiativo in quanto è stato ampiamente dimostrato dal punto di vista scientifico che un certo tipo di tocco manuale con determinate caratteristiche di intensità, velocità e fattori contestuali associati (globalmente molto simile a quando accarezziamo o riceviamo una carezza) abbia degli effetti benefici sul sistema neuro-immuno-endocrino (cito per brevità soltanto una fonte bibliografica ma la letteratura scientifica è sostanziosa al riguardo (rif. 12)).
Tuttavia mentre sul tocco gentile delle carezze esiste una consistente letteratura scientifica a supporto, sugli effetti della terapia craniosacrale no (rif. 13), pertanto sarebbe tecnicamente più appropriato e al passo con i tempi storico-scientifici parlare di carezze (rif. 14), pur sempre terapeutiche, più che di metodiche craniosacrali.
La metodica craniosacrale si basa inoltre sulla teoria del “ritmo” cranio-sacrale secondo cui alla base di molte disfunzioni vi sarebbe un’alterazione nell’andamento del liquido cerebrospinale. Si tratta però di una “teoria” che non è stata ancora validata scientificamente e i cui i metodi di identificazione utilizzati sono risultati essere, anche in questo caso, inaffidabili (rif. 15, 16, 17, 18, 19) a tal punto da rendere “le decisioni cliniche che ne possono derivare potenzialmente errate” per citare uno degli articoli bibliografici riportati (Wirth-Pattullo, 1994).
In sintesi, basarsi sui risultati derivanti da questo tipo di valutazioni può portare del tutto fuori strada. A questo va aggiunto il considerevole impatto negativo (effetto nocebo) che le parole hanno sempre sui pazienti (rif. 20), soprattutto quando sono negative (rif. 21, 22). I professionisti sanitari possono indurre suggestioni positive ma anche negative nei pazienti o potenziali tali. Far passare il messaggio che la schiena possa essere “fuori allineamento” non è possibile tecnicamente (per i motivi di cui sopra), non è corretto scientificamente (perché non è dimostrabile) e soprattutto è dannoso per i pazienti perché questi si inducono a credere che il loro sintomo o la loro disfunzione sia sostenuta da fattori strutturali che non hanno una reale incidenza sullo stato clinico.
Infine l’ultima inesattezza va segnalata a proposito delle cosiddette “manipolazioni vertebrali” o “thrust” a cui si fa riferimento nell’articolo, ovvero quelle tecniche a seguito delle quali si può o meno sentire lo “schiocco”, tecnicamente definito “popping sound”.
Nell’articolo della Rosa viene dichiarato che la tecnica è utilizzata per “le articolazioni che hanno subito un’iper-compattazione” e che il rumore del “clac” è prodotto “dallo scollamento” (ma non viene specificato di cosa). Il thrust manipolativo è una delle tante tecniche utilizzate non solo dagli osteopati ma anche dai fisioterapisti con un livello di formazione avanzato. Non vi è alcuna prova che l’esito delle manipolazioni (compreso il “clac” udibile”) siano correlati all’efficacia e al tipo di tecnica (rif. 34), anzi, è stato dimostrato che soltanto la metà dei “clac” udibili avviene al livello vertebrale su cui si eroga la tecnica: nella maggior parte dei casi, quelli che si sentono, sono dei “clac” cosiddetti multipli, cioè avvengono anche a livelli vertebrali distanti da quello su cui si pensa di applicare la manovra (rif. 35). Dalla letteratura scientifica emerge che queste tecniche, più che ad un livello meccanico di “sblocco” e “scollatura” dei tessuti, agiscano su meccanismi di tipo neurofisiologico (rif. 36), producendo un aumento della soglia al dolore, una riduzione del tono muscolare e una serie di effetti globali sull’organismo quali ad esempio quelli immuno-endocrini (concentrazione plasmatica di adrenalina e noradrenalina e aumento degli anticorpi) (rif. 37, 38, 39, 40, 41).

In conclusione devo purtroppo rilevare che la Gazzetta dello Sport non è nuova a questi titoli sensazionali e privi di supporto scientifico. Già in passato ho evidenziato la presenza in alcuni articoli di riferimenti a terapie di non provata efficacia (rif. 24,25) come la Tecar o l’uso della placenta di cavallo, ma la testata sportiva più popolare d’Italia non si è mai presa la briga di verificare la fondatezza di queste informazioni, né di rispondere ad una lettera di chiarificazione che il sottoscritto inviò proprio a seguito dell’uscita di uno degli articoli sopra citati (rif. 27).
Anche nella divulgazione delle pratiche e delle metodiche a cui si sottopongono atleti di alto livello del mondo dello sport bisognerebbe fare molta attenzione alle professionalità coinvolte (e indirettamente messe in risalto), che, come nel caso dell’osteopatia, non sono di comprovata efficacia e sono annoverate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le cosiddette “Medicine tradizionali, complementari e alternative” al pari di chiropratica, agopuntura, ayurveda, naturopatia, nuad thai, medicina tradizionale cinese, tuina e medicina unani (WHO Traditional Medicine Strategies document, World Health Organisation, 2002).
Una testata sportiva non è una rivista scientifica: per gli addetti ai lavori della ricerca le riviste scientifiche sono quelle che pubblicano gli studi scientifici e che prevedono specifici criteri di selezione da parte di revisori specializzati prima di poter essere pubblicate.
Pertanto sarebbe più saggio e opportuno demandare l’informazione su temi delicati come quelli inerenti la salute ad altri strumenti e format più adeguati.

Dott. Antonello Viceconti, Fisioterapista, Dottorando di Ricerca in Neuroscienze – Università degli Studi di Genova

*Bibliografia:*
1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19954544
2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10382251
3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21419349
4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27069265
5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15454722
6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10688955
7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21135198
8. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17210266
9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23561859
10.https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20129513
11. Upledger JE, Vredevoogt J. Craniosacral Therapy. Seattle, WA: Eastland Press; 1983
12. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4701942
13. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10709302
14. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27845175
15. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11313614
16. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9806622
17. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8090842
18. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14723858
19. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9513867
20. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3401955
21. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19804629
22. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17379417
23. http://www.fisio2000.it/quando-le-terapie-dei-top-player-non-sono-al-top
24. https://www.gazzetta.it/Sport-Vari/Fitness/26-06-2015/fitness-crioterapia-freddo-prevenire-curare-infortuni-120317239651.shtml
25. https://running.gazzetta.it/salute/29-08-2016/crioterapia-tutti-segreti-terapia-brivido-16339
26. https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Lazio/19-02-2019/lazio-milinkovic-infortuni-bastos-durmisi-berisha-luis-alberto-3201535967633.shtml
27. http://www.fisio2000.it/informazioni-errate-sulla-crioterapia-il-dott-viceconti-scrive-alla-gazzetta-dello-sport
28. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23776117
29. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22182954
30. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10709302″
31. https://www.cochranelibrary.com/cdsr/doi/10.1002/14651858.CD001002.pub2/full
32. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16855988
33. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2553545
34. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14970817
35. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28900571
36. https://www.jmptonline.org/article/S0161-4754(02)48579-X/abstract
37. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22343005
38. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14589467
39. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2775050/
40. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1578563/
41. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2945351

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